Ottenere il meglio da una foto significa trasmettere all’occhio dell’osservatore un adeguato senso di profondità, creando un effetto tridimensionale.
Gli strumenti a disposizione di un fotografo per ottenere questi risultati sono un ottica dotata di lenti di ottimo livello e l’uso corretto dei diaframmi. Per quanto riguarda i diaframmi, la maggior nitidezza si raggiunge mediante quelli centrali con aperture comprese tra f 8 – f 11.

Con riferimento all’ottica il discorso si fa più complesso, poiché la scelta dell’obiettivo dipende anche da quanto denaro si è disposti ad investire. Spesso, al fine di contenere la spesa, ci si indirizza verso obiettivi di medio livello, che non sempre garantiscono la nitidezza delle immagini. Ad esempio con un 70-300 di media qualità le fotografie (se scattate alla massima focale) potrebbero risultare sfocate nei dettagli (lo si percepisce ingrandendo anche solo leggermente lo scatto iniziale).

Come cercare di contenere questi problemi quanto le nostre tasche non ci permettono obiettivi dalle qualità straordinarie?

Un grandissimo alleato diventa il foto ritocco mediante l’applicazione della maschera di contrasto (consiglio Photoshop, ma anche con altri software free, ad esempio GIMP per Linux, si ottengono risultati eccellenti). E’ una funzione che aiuta molto a conferire la giusta tridimensionalità ai particolari, regolando con precisione le differenze di tonalità tra pixel chiari e pixel scuri.

Cos’è e come funziona

La maschera di contrasto (UnSharp Mask – USM) è un filtro che troviamo in Photoshop sotto Filters > Sharpen (Filtro > Contrasta).

Il programma, con un algoritmo, legge i pixels dell’immagine e ne valuta il contrasto in termini di tono aree adiacenti. Attraverso l’applicazione di raggio (radium) e fattore (amount), se il contrasto è maggiore di una soglia (treshold) definita dall’utente, il programma lo interpreta come informazione di dettaglio da amplificare ulteriormente, aumentadone il contrasto. In pratica, serve a rendere più netti i margini dei diversi oggetti nel fotogramma (sino a livello di singolo pixel).

Dobbiamo, però, fare attenzione perché l’algoritmo non riconosce automaticamente i margini, ma semplicemente la differenza di contrasto. E’ fondamentale evidenziare che il risultato finale dipende molto dalla posizione del soggetto nell’immagine e dalle selezioni effettuate sulle singole aree da contrastare. Infatti, oggetti vicini con dei dettagli molto soft non sono assolutamente paragonabili a oggetti lontani che mancano di dettaglio.

Il raggio (radium)

Il parametro chiave per ottenere buoni risultati con la USM è il raggio (radium). Questo deve essere rapportato alle componenti della foto, se lo settiamo uguale a 1 è come se dicessimo a Photoshop di agire in un’area di 1 pixel ogni volta che valuta un pixel di dettaglio. E’, in pratica, come settare l’area di intervento: maggiore è il valore raggio, maggiore sarà questa area. In sostanza, indica fino a che distanza deve far sentire gli effetti dell’USM, e quindi, definisce la larghezza degli aloni.

Riporto alcuni valori basati principalmente sull’esperienza personale.
Suggerisco:

  • per stampe digitali da 1 a 1,3.
  • per stampe offset da 0,9 a 1,1
  • per il web 0,3 o 0,4.

Questi valori sono principalmente frutto di esperienza pratica, anche perché nei libri più o meno ufficiali si indica come raggio di pixel il risultato della seguente divisione: DPI di risoluzione / 200. Tuttavia mi sbilancio dicendo che 1,5 per le immagini a 300 DPI (300/200) forse è un po’ troppo.

La soglia (treshold)

L’altro parametro di controllo è la soglia (treshold) che non è niente altro che un’impostazione per la riduzione del rumore. Questo valore comunica all’algoritmo di ignorare certe differenze di contrasto, in modo da non enfatizzare troppo determinati dettagli che non interessano, come, ad esempio, i dettagli della pelle in un ritratto.
La soglia ci permette di attenuare l’effetto dato da raggio + fattore. In sostanza, indica all’algoritmo quanta differenza in termini di luminosità ci deve essere tra un pixel e gli adiacenti affinchè questo possa essere considerato appartenente ad un bordo. E’ espresso in valori su scala a 8 bit da 0 a 255. Personalmente, lo uso quando l’immagine ha dettagli piccolissimi che non desidero enfatizzare, oltre a dettagli (meno piccoli) che, invece, intendo esaltare. Questo attenua o annulla l’effetto sui dettagli microscopici.

Il fattore (amount)

Infine, il fattore (amount) indica la forza dell’effetto di nitidezza. E’ misurato con valori percentuali da 0 al 500. A seconda dell’impostazione degli altri due parametri, può accadere che oltre il 100% l’immagine peggiori drasticamente, e in altri che il 500% non basti e che sia necessario fare due correzioni. Il valore 0% indica nessun effetto.
Consiglio, in caso di uso per la stampa digitale con raggi tra 1 e 1,3 è meglio non superare un fattore del 110%. Con gli stessi parametri per la stampa offset si può arrivare fino a 150%. Per il web anche 200%. I parametri citati non devono solo tenere conto delle caratteristiche d’uso dell’immagine, ma anche della dimensione dell’immagine stessa.

Come operare

Per prima cosa occorre evidenziare la parte interessata selezionandola, dal momento che a volte non è necessario migliorare tutta l’immagine in termini di nitidezza.
Nella prima fase partiamo da una percentuale di fattore abbastanza alta (anche 200%) , ed in contemporanea manteniamo la soglia a zero.
A questo punto aumentiamo il valore raggio finché non otterremo un risultato che ci sembra soddisfare le nostre esigenze (l’anteprima è in buon metodo per verificare il risultato degli interventi).
Ora iniziamo a ridurre la percentuale fattore sino a raggiungere la nitidezza che ci pare più idonea, re-impostando in contemporanea la soglia.

Quando vogliamo contenere alcuni contrasti troppo evidenti (ad es: sui margini) il risultato migliore si ottiene riducendo il fattore intorno al 110-115% ed impostando a 3 il valore della soglia. In questo modo i margini inizialmente troppo marcati scompaiono e il resto della foto è abbastanza equilibrato.

In alternativa si può partire dal raggio, che si può lasciare tra 0,4 e 0,7, e poi aggiustare la tolleranza per tenere sotto controllo il rumore. Infine si imposta la percentuale, a seconda della nitidezza che si desidera.

Una mia terna di riferimento per le immagini 800×600 (per web) è:

  • Fattore o percentuale = 150%
  • Raggio = 0,5
  • Soglia o tolleranza = 1

Qualche esempio: se l’immagine è rumorosa o contiene ampie regioni con tonalità costante (ad es: il classico cielo), aumento la tolleranza fino da 2-6. Se l’immagine è piena di dettagli minuti, scendo con la tolleranza a 0. Per quanto riguarda il raggio, di solito lascio tra 0,4 e 0,6. La percentuale può variare a seconda di raggio e tolleranza: se ho impostato una tolleranza pari a 5 perchè la foto presenta un rumore preoccupante in certe zone, la percentuale può scendere anche sotto al 75%; se voglio far risaltare una foto ricca di dettagli, posso arrivare anche al massimo del 500%.

Conclusioni

Ricordiamo sempre che l’USM non corregge una sfocatura.
E’ una tecnica semplice e veloce perchè c’è una sola operazione da eseguire e potrebbe anche essere l’unico passaggio nel ritocco di un’immagine in un workflow minimalista. E’ possibile poi automatizzarla ed applicarla in modo batch ad una serie di immagini. Se ben utilizzata, conoscendo le sue limitazioni, produce buoni risultati con poco sforzo. Il suo utilizzo pesante porta ad artefatti fastidiosi: aloni lungo i bordi, aumento del rumore nelle aree con tonalità uniforme. Non è facile applicare l’USM solo dove serve, quindi è fondamentale selezionare con cura l’area sulla quale si vuole agire.

I risultati che si ottengo mediante questo procedimento sono piuttosto soddisfacenti.
Ovviamente nulla, però, potrà mai sostituire un obiettivo di alta gamma le cui lenti raggiungono sempre risultati straordinari (così come i prezzi…!!!!! )

E qui ora si apre un dibattito infinito:
La fotografia è solo scatto al naturale senza molto trucco, o anche intervento post produzione – foto ritocco?